martedì 26 gennaio 2010

La strada

Il folle urla tutte le mattine “Assassini”. Ormai è diventato un ritornello, ci si potrebbe regolare la sveglia. Per la verità quasi tutte le mattine. Ogni tanto varia, così, tanto per divertirsi. L’altra mattina l’ho sentito nel dormiveglia ed ho pensato: ”cacchio già le otto!”, invece erano ancora le sei. Si era svegliato prima e aveva deciso di portarsi avanti con il lavoro. Affacciandosi al balcone benedice la comunità con il suo personale buongiorno neanche fosse a piazza San Pietro. O forse lo crede. Ormai sono affezionati, qui in zona, perciò ha conquistato il perdono di tutti.
Il quartiere comprende poche strade. Quando ci entri senti subito quell’odore antico che è la storia stessa di quelle vie abbracciate da pareti colorate. Balconi nascosti dai panni stesi, anch’essi variopinti, da dietro ai quali fuoriescono aromi e profumi della gente, voci, musiche e canzoni, spesso gli stornelli del folklore.
La strada è in una zona semiperiferica, anzi, a giudicare dalle consuetudini di quelli che qui abitano, da sempre è periferia vera, però con molte case più belle di quelle di una volta. Forse è meglio dire che è una specie di paese, tanto che la strada è vissuta come un prolungamento dei cortili delle case. Già dalla mattina, in un paio di punti lungo il marciapiede, è solito veder spuntare qualche sedia, cui se ne aggiungono durante il giorno, così tante che il marciapiede non basta più e si comincia ad invadere la carreggiata – perché qui non ci sono i muretti. I due punti di aggregazione sono in chiara concorrenza tra loro. Si trattano con cortesia e rispetto ma in realtà sono due compagini che si dividono lo stesso terreno. L’atteggiamento verso chi non appartiene alla comunità è comunque lo stesso. Il forestiero che si trova a passare da quelle parti – sulla strada che diventa passerella – viene scrutato con sospetto, studiato per capirne le intenzioni. Nei punti in cui si formano questi raduni spontanei, in cui i partecipanti si autoconvocano, si celebra il sacro rito della condivisione. Condivisione di qualunque cosa, compreso i panni sporchi – ma non tutti – ma soprattutto dei cacchi altrui. La novità viene sempre osservata per essere conosciuta. Come in qualunque sana comunità.
Ma c’è un momento che nessuno vorrebbe perdere: l’apparizione di Gemma che, voltando l’angolo dell’incrocio principale, sale come sempre a quell’ora del giorno, sull’automobile appariscente del maturo amante. La madre ripete sempre: “Questa figlia mi farà morire di crepacuore” mentre continua a tirare dentro i panni ormai asciutti. La ragazza e giovanissima e frequenta uno dei numerosi fratelli Caramonti, uomini di fascino e famosi per essere sciupafemmine ma anche uomini di malaffare, si dice. L’amante di Gemma è grande per lei, ci passano buoni vent’anni, spesso cambia macchina e gli piace fare l’americano con macchine lunghe e cabriolet, targate con sigle di province del Norditalia.
Oggi, la vicina, una ragazza dell’est di circa 25 anni, ha deciso che fa caldo ed è il caso di fare la doccia in giardino con il tubo di gomma, in reggiseno e perizoma. Per lei è talmente naturale la cosa che pure se la canticchia e non rinuncia a movimenti di danza coi fianchi e a sbirciare di sottecchi, controllare per quanti spettatori può esibirsi. Rimango per un quarto d’ora a pulire la stessa finestra. Mezz’ora dopo, con lo stesso abbigliamento, è sul balcone di fronte a stendere la biancheria e mi tocca pulire per un quarto d’ora la finestra corrispondente.
Il pensionato spazza il cortile davanti al garage e, chinandosi lentamente, raccoglie 14 viti piccole, 2 grandi e graffette varie; le mette in fila e commenta ad alta voce che potrebbero bucare una ruota. Poi si trasferisce vicino ai cassonetti dell’immondizia per pulire e prendere provvedimenti alla noncuranza di quelli che, con scarso senso civico, lasciano in maniera disordinata sul marciapiede le buste della raccolta differenziata.
A sera, mentre le sedie di plastica e le sdraio di tela – quelle che si facevano una volta con il telaio di legno – rientrano nelle rispettive case in buon ordine, quattro ragazze vicine di casa, più o meno coetanee, parlando tra loro a voce alta, dirigono verso una macchina parcheggiata in strada, la riempiono per andare in un nuovo locale di tendenza appena aperto sulla spiaggia con il pavimento in legno; tende trasparenti che creano un po' di privacy e impediscono la visione esterna; musica a palla che non fa sentire il rumore delle onde, non permette romanticherie; cuscini a terra e incensi vari. Praticamente potresti essere in qualunque posto della terra anche in alta montagna. I figli, essendo tutte e quattro separate sono stati affidati a nonni, televisori e playstation – in ordine crescente di importanza. I padri, questi strani inevitabili incidenti, orbitano intorno ai cazzi loro e non possono essere presi in considerazione. Anzi quella che guida ci tiene a specificare che da poco se lo è ripreso in casa dopo la separazione, ma adesso s'è stufata di nuovo e quasi lo caccia un'altra volta. Le pareti delle case sono sottili, si sente tutto, ma proprio tutto. Le liti, come le riappacificazioni sono patrimonio di tutti. L’altro giorno litigavano per un regalo, lei chiedeva i soldi a lui, che ha cominciato ad alzare la voce. Non capiva perché fosse necessario dare tutti quei soldi al figlio. Ma se non era per questo avrebbero litigato per qualcos’altro. Quello di sopra litiga con quello del terzo piano perché il cane abbaia. Ogni tanto prova ad alzare la voce anche con me, nascosto nel suo appartamentino. Quel bassetto sa bene che non deve irritarmi, un paio di volte ci siamo incrociati per le scale e si è fatto piccolo piccolo, mettendosi di lato. Lui non sa che non alzerei mai le mani, ma il fisico aiuta. Sono quello che la gente di qui definirebbe una montagna di muscoli. Vengo dalla Romania e la gente mi chiama Cezar, non è il mio vero nome, quello è rimasto nel mio paese. Pochi sanno la mia vera storia, pochi sono gli amici. Per vivere e mandare un po’ di soldi ai miei, devo arrangiarmi, accettare qualsiasi lavoro. Resisto perché credo che anche per me ci sarà un futuro diverso, anche per me ci sarà il classico giro di boa.
La donna che dorme nel mio letto si chiama Sabrina, è italiana. Fa l’estetista, ha un negozio qui nel quartiere. Sono andato da lei perché dovevo cancellare due tatuaggi, uno sul braccio ed uno sulla gamba. Lei si è offerta di farmi anche la ceretta, dice che gli uomini con i peli sulle spalle perdono metà del loro fascino, aveva una piccola tivvù e mi mostrava gli atleti dei mondiali di nuoto.
«Guarda che fisici, neanche un pelo. Ma te li immagini con la schiena coperta di peluria». No, non me li immaginavo. In realtà non ci avevo mai pensato. Perché togliere i peli dalla schiena.
«Ahi! Ma che fai?»
«Rilassati, ecco guarda qua, non li avevi mai notati eh? Guarda quanti ne hai, ma non preoccuparti ora togliamo tutto, puliamo per bene. Vedrai, vedrai alla fine anche tu non potrai credere ai tuoi occhi». Più che non credere ai miei occhi, guardai meglio lei. Bella donna, niente male davvero. Ha deciso di curare il mio aspetto e per farla contenta ho cominciato ad assecondarla. Piccole cose: una camicia a tinta unita piuttosto che a quadri, il giubbotto marrone piuttosto che blu con righe bianche sulle maniche. Ha combinato qualcosa anche alle mie sopracciglia e ora la gente non si scansa più come prima.
Da domani dovrò caricare la sveglia. Il folle, dal buongiorno… assassino, aveva aumentato la dose: era passato a scandire le ore del giorno. Un metronomo umano che aveva dato fastidio ad alcuni nuovi affittuari che avevano deciso di far intervenire le autorità per i provvedimenti del caso. Abbiamo sentito parlare di ospedali, case di cura. Non abbiamo saputo altro.
Eppure, al mattino, ci mancano quelle urla folli, come mancherebbe alla gente il non sentire le campane della chiesetta del proprio villaggio.




8 commenti:

  1. Credo di non dover aspettare il 30 per passare la palla ...e vado a leggere 'Il Territorio'.
    Buon lavoro a chi tocca... Bruno?

    RispondiElimina
  2. Sapete che vi dico?
    A me piace, trovo che il tuo intervento Aldo, abbia dato ulteriore struttura alla storia.
    E poi ... altri personaggi sono apparsi.

    Come funziona ora, il racconto è in mano a Bruno fino al 30 gen o al 6 feb - le cose si complicano un pò, Santo Buonsenso che dice?
    Si procede e decide in corsa?

    RispondiElimina
  3. l'ho sentito telefonicamente
    egli dice che è il caso che si ritorni all'antico ordine
    turno settimanale
    bruno da 30/01 a 6/2
    franca da 7/2 a 13/2
    paola da 14/2 a 20/2
    daniela da 21/2 a 27/2
    aldo da 28/2 a 6/3
    ecc

    RispondiElimina
  4. Perfetto ... cosa volere di più dal buonsenso ...
    Vado a domire tranquillissima!
    =)

    RispondiElimina
  5. Eh! non potevo non dirlo ... c'è il calendario anche in bacheca ... di lato =)

    RispondiElimina
  6. Qualche errorino, imprecisione c'è. Bisogna limare e limare...
    E io che me la volevo svignare :-)

    RispondiElimina