sabato 23 gennaio 2010

La strada

Il folle urla tutte le mattine «Assassini». Ormai è diventato un ritornello, ci si potrebbe regolare la sveglia. Per la verità quasi tutte le mattine. Ogni tanto varia, così, tanto per divertirsi. L’altra mattina l’ho sentito in dormiveglia ed ho pensato: ”cacchio già le otto!” invece erano ancora le sei, evidentemente si era svegliato prima e aveva deciso di portarsi avanti con il lavoro. Si affaccia al balcone e benedice la comunità con il suo personale buongiorno. Ormai sono affezionati, qui in zona, perciò ha conquistato il perdono di tutti.
La strada è in una zona semiperiferica, anzi a giudicare dalle consuetudini di quelli che qui abitano da sempre è periferia vera, con le case più belle di una volta. Forse è meglio dire che è una specie di paese, tanto che la strada è vissuta come un prolungamento dei cortili delle case. Già dalla mattina, in un paio di punti lungo il marciapiede è solito veder spuntare qualche sedia, cui se ne aggiungono durante il giorno, così tante che il marciapiede non basta più e si comincia ad invadere la carreggiata. I due punti di aggregazione sono in chiara concorrenza tra loro. Si trattano con cortesia e rispetto ma in realtà sono due compagini che si dividono lo stesso terreno. L’atteggiamento verso chi non appartiene alla comunità è comunque lo stesso. Il forestiero che si trova a passare da quelle parti, su quella specie di passerella, viene scrutato con sospetto, studiato per capirne le intenzioni. Nei punti in cui si formano questi raduni spontanei, a cui i partecipanti si autoconvocano, si celebra il sacro rito della condivisione. Condivisione di qualunque cosa, ma soprattutto dei cacchi altrui. Come in qualunque sana comunità.
Oggi la vicina, una ragazza dell’est di circa 25 anni, ha deciso che fa caldo ed è il caso di fare la doccia in giardino con il tubo di gomma, in reggiseno e perizoma. Per lei è talmente naturale la cosa che se la canticchia pure e non rinuncia a movimenti di danza sui fianchi e a sbirciatine furbesche per controllare eventuali spettatori. Rimango per un quarto d’ora a pulire la stessa finestra. Mezz’ora dopo, con lo stesso abbigliamento, è sul balcone di fronte a stendere la biancheria e mi tocca pulire per un quarto d’ora la finestra corrispondente. Il pensionato spazza il cortile davanti al garage e, chinandosi lentamente, raccoglie 14 viti piccole, 2 grandi e graffette varie; le mette in fila e commenta ad alta voce che potrebbero bucare una ruota.
A sera, mentre le sedie di plastica e le sdraio di tela rientrano nelle rispettive case in buon ordine, quattro ragazze vicine di casa più o meno coetanee, parlando tra loro a voce alta, dirigono verso una macchina parcheggiata in strada, la riempiono, per andare in un nuovo locale di tendenza appena aperto sulla spiaggia: pavimento in legno; tende trasparenti che creano un po' di privacy e impediscono la visione esterna; musica a palla che non si sente il rumore delle onde; cuscini a terra e incensi vari. Praticamente potresti essere in qualunque posto della terra anche in alta montagna. I figli, essendo tutte e quattro separate sono stati affidati a nonni, televisori e playstation - in ordine crescente di importanza. I padri, questi strani inevitabili incidenti, orbitano intorno ai cazzi loro e non possono essere presi in considerazione. Anzi quella che guida ci tiene a specificare che da poco se lo è ripreso in casa dopo la separazione ma adesso s'è stufata di nuovo e quasi lo caccia un'altra volta.Le pareti delle case sono sottili, si sente tutto, ma proprio tutto. Le liti, come le riappacificazioni sono patrimonio di tutti. L’altro giorno litigavano per un regalo, lei chiedeva i soldi a lui, che ha cominciato ad alzare la voce. Non capiva perché fosse necessario dare tutti quei soldi al figlio. Ma se non era per questo avrebbero litigato per qualcos’altro. Quello di sopra litiga con quello del terzo piano perché il cane abbaia. Ogni tanto prova ad alzare la voce anche con me, nascosto nel suo appartamentino. Quel bassetto sa bene che non deve irritarmi, un paio di volte ci siamo incrociati per le scale e si è fatto piccolo piccolo, mettendosi di lato. Lui non sa che non alzerei mai le mani, ma il fisico aiuta. Sono quello che la gente di qui definirebbe una montagna di muscoli. Vengo dalla Romania e la gente mi chiama Cezar, non è il mio vero nome, quello è rimasto nel mio paese. Pochi sanno la mia vera storia, pochi sono gli amici. La donna che dorme nel mio letto si chiama Sabrina è italiana. Fa l’estetista, ha un negozio qui nel quartiere. Sono andato da lei perché dovevo cancellare due tatuaggi uno sul braccio ed uno sulla gamba. Lei si è offerta di farmi anche la ceretta, dice che gli uomini con i peli sulle spalle perdono metà del loro fascino, aveva una piccola tv e mi mostrava gli atleti dei mondiali di nuoto.
«Guarda che fisici, neanche un pelo. Ma te li immagini con la schiena coperta di peluria».No, non me li immaginavo. In realtà non ci avevo mai pensato. Perché togliere i peli dalla schiena.
«Ahi! Ma che fai?»
«Rilassati, ecco guarda qua, non li avevi mai notati eh? Guarda quanti ne hai, ma non preoccuparti ora togliamo tutto, puliamo per bene. Vedrai, vedrai alla fine anche tu non potrai credere ai tuoi occhi».Più che non credere ai miei occhi, guardai meglio lei. Bella donna, niente male davvero.Ha deciso di curare il mio aspetto e per farla contenta ho cominciato ad assecondarla. Piccole cose, una camicia a tinta unita piuttosto che a quadri, il giubbotto marrone piuttosto che blu con righe bianche sulle maniche. Ha combinato qualcosa anche alle mie sopracciglia, la gente non si scansa più come prima.

5 commenti:

  1. Corretto e aggiunto pochissimo. Qualche virgola qua e là...

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  2. Ciao Aldo, stavo leggendo il racconto e me ne sono accorta ... perchè non riesci a modificare aggiungere? non ti appassiona la possibile storia, sei frenato dal già fatto? in fondo questo è uno "spazio giochi" nulla è giusto nulla è sbagliato a mio parere.
    In fondo Bruno ha detto: Non ci sono regole.
    Se la pianta sta crescendo in una direzione che non appartiene a chi la sta "nutrendo" (in quel momento). Si riparte da zero, altra storia altro gioco.

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  3. Vedi, io già avevo detto che il racconto mi era piaciuto. Daniela, che in un primo tempo aveva chiesto di posdatare il suo intervento per poi ripensarci, mi ha ugualmente invitato a postare prima il mio perchè la sua versione era totalmente diversa (andava proprio in un'altra direzione). Evidentemente io l'ho inteso come una sorta di editing perchè se dovessi riscrivere la storia, sarebbe un altro racconto. Quindi non sono frenato dal già fatto, magari con un altro racconto sarei più 'ispirato'. Questo l'ho trovato bello e non l'ho voluto stravolgere. E, poi, detto tra noi e dopo aver riletto quanto hai detto: non mi sembrava che fosse obbligatorio... ahahahahahah

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  4. effettivamente è un bel racconto e adesso è ancora più fluido. bene adesso io stravolgo per gioco :)

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  5. Anna, non facciamo come i preti... :-)

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